Il passato determina il mio futuro?

Pubblicato il 25-08-2021 da Michela Bertarelli

Alla domanda: “Il passato può influenzare come mi sento nel presente?” rispondo “Sì”, alla domanda: “Il passato può determinare il mio futuro?” rispondo “No”.

Diversi studi riportano che la personalità è composta per il 40% dal temperamento e per il 60% dal carattere.

Con temperamento si intende quella parte innata determinata dall’eredità genetica, si può considerare come una parte biologica e istintiva che si manifesta già nei neonati.

In quanto tale non si può modificare in maniera radicale, però si può imparare a gestire qualora determinasse nella vita della persona conseguenze negative che la limitano, come essere eccessivamente timoroso o intrepido, oppure essere troppo tollerante o intollerante nei confronti degli altri o di alcune situazioni.

Il carattere invece, è il frutto delle proprie esperienze di vita e delle interazioni sociali avvenute dall’età infantile; il carattere è frutto dell’apprendimento.

Esperimenti svolti su gemelli omozigoti hanno infatti dimostrato che inserendo i neonati in famiglie o/e contesti differenti, si determina lo sviluppo di personalità diverse tra loro, nonostante il temperamento fosse il medesimo.

È chiaro a questo punto che i genitori, il contesto sociale e culturale, la religione, l’esperienza con i pari a scuola ed alcune esperienze extrascolastiche hanno un ruolo cruciale su come noi ci consideriamo, come ci relazioniamo con gli altri e come vediamo il mondo nel qui e ora in età adulta.

Molte esperienze passate, considerate per la persona negative e rilevanti, non possono essere modificate; tuttavia, è importante capire se sono ancora presenti elementi per noi dannosi che necessitano di un cambiamento oppure se tali esperienze hanno bisogno di essere metabolizzate.

È possibile, e a volte necessario, intervenire per portare equilibrio e pace in noi stessi, attraverso un lavoro di accettazione, validazione e, se possibile, di cambiamento.

Quando parlo di cambiamento ci tengo a specificare che non mi riferisco ad un cambiamento “dell’altro” o di una situazione in sé. Con cambiamento intendo una modificazione interna, su come noi agiamo con gli altri e con noi stessi.

Riporto un esempio pratico con la speranza di rendere il tutto più comprensibile: se mantengo relazioni in cui vengo umiliato in quanto sono abituato ad avere questa tipologia di rapporti da quando ero bambino, ma sento che tali legami mi suscitano tristezza e autosvalutazione ulteriore, posso intervenire cercando per me relazioni più in armonia con ciò che desidero per me stesso. Comunicare ad un amico, partner o familiare il desiderio di essere trattato in un determinato modo non ne consegue che questo succederà.

È questa una ragione per mantenere relazioni dannose?

Il cambiamento spesso spaventa in quanto rompe un comfort zone; può subentrare incertezza, paura, senso di colpa, senso del dovere legato ad un ruolo che si ricopre… ma modificare qualche abitudine può fare la differenza per migliorare la salute fisica e mentale di chi decide che il proprio passato non determinerà il proprio futuro.